Dalla
Difesa, intanto, il ministro Pinotti ha fatto
sapere che Latorre rientrerà in Italia
quanto prima; il tempo di espletare le ultime
formalità amministrative per la sua
partenza. Questo risultato è confortante
- ha proseguito il ministro - ma non ci distoglie
certo dalla volontà di trovare una
soluzione rapida della vertenza con l’India,
attraverso le iniziative che abbiamo da tempo
intrapreso e che perseguiamo con determinazione.
Il Governo lavora con estrema determinazione
a una rapida e definitiva soluzione di questa
disputa. Perché, spiega Pinotti, ora
il nostro pensiero è per Girone. Le
tappe della vicenda:
-
15 febbraio 2012: due pescatori indiani, Valentine
Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da
colpi di arma da fuoco a bordo della loro
barca al largo delle coste del Kerala. Della
loro morte vengono accusati i due maro’
in servizio anti-pirateria sulla petroliera
Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone, che però sostengono di aver
sparato in aria come avvertimento. Inoltre,
il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali
a sud dell’India.
- 19 febbraio 2012: i due marò vengono
fermati: per il governo indiano non vi sono
dubbi che trattandosi di un peschereccio indiano
e di due vittime indiane ’’debba
prevalere la legge della territorialità’’,
mentre per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice
e per la missione interministeriale era evidente
che l’episodio, avvenuto su una nave
battente bandiera italiana ed in acque internazionali,
dovesse essere sottratto all’autorità’
di New Delhi.
- 20 febbraio 2012: il placido villaggio di
Kollam, nel cuore dello stato indiano del
Kerala, si trasforma in un’arena violenta
e carica di rancore contro l’Italia.
Latorre e Girone giunti da Kochi per l’avvio
del procedimento giudiziario, sono accolti
da una folla inferocita di militanti politici
al grido di “Italiani mascalzoni, dateci
i colpevoli’’, “giustizia
per i nostri pescatori’’ e “massima
pena per i marines italiani’’.
- 24 marzo 2012: «E’ stato un
atto di terrorismo»: l’osservazione
choc dell’Alta Corte del Kerala ria
riaccende la tensione sul controverso caso
giudiziario che divide Italia e India.
- 10 aprile 2012: in attesa del rapporto ufficiale,
dall’India rimbalza la notizia che la
perizia balistica sarebbe sfavorevole a Latorre
e Girone. Un responsabile del laboratorio
di Trivandrum rivela che i proiettili sarebbero
compatibili con due mitragliatori usati dai
fucilieri italiani a bordo della petroliera
“Enrica Lexie”.
- 5 maggio 2012: dopo 80 giorni di sosta forzata
al largo del porto di Kochi, nel sud dell’India,
la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver
ottenuto gli ultimi permessi dalle autorita’
locali. La nave leva le ancore e fa rotta
sullo Sri Lanka con 24 uomini di equipaggio
e quattro militari dell’unita’
anti pirateria. Ovviamente mancano all’appello
Latorre e Girone.
- 13 maggio 2012: il sottosegretario agli
Esteri, Staffan De Mistura, torna in India
per proseguire l’azione di pressing
per il rilascio di Latorre e Girone. «Sono
ottimista – dice -: non c’e’
alternativa alla liberazione. Non molleremo
mai».
- 25 maggio 2012: dopo aver passato quasi
tre mesi nel carcere indiano di Trivandrum,
capitale dello Stato federale del Kerala,
i due fucilieri della Marina vengono trasferiti
in una struttura a Kochi e viene loro concessa
la libertà su cauzione, con il divieto
di lasciare la città.
- 20 dicembre 2012: viene accolta la loro
richiesta di un permesso speciale per trascorrere
in famiglia le festività natalizie
in Italia, con l’obbligo di tornare
in India entro il 10 gennaio. Il 22 dicembre
atterrano a Roma, per ripartire alla volta
di Kochi il 3 gennaio.
- 18 gennaio 2013: la Corte Suprema indiana
stabilisce che il governo del Kerala non ha
giurisdizione sul caso e dispone che il processo
venga affidato a un tribunale speciale da
costituire a New Delhi.
- 22 febbraio 2013: la Corte Suprema indiana
concede ai due fucilieri di tornare in Italia
per quattro settimane per votare.
- 9 marzo 2013: con notevole ritardo sui tempi
previsti, il governo indiano avvia a New Delhi
le procedure per la costituzione del tribunale
speciale.
- 11 marzo 2013: l’Italia decide che
Latorre e Girone non rientreranno in India
il 23 marzo come previsto perché New
Delhi ha violato il diritto internazionale.
Roma si dice però disponibile a giungere
ad un accordo per una soluzione della controversia,
anche attraverso un arbitrato internazionale
o una risoluzione giudiziaria.
- 12 marzo 2013: sale la tensione: New Delhi
convoca l’ambasciatore italiano, Daniele
Mancini, esigendo il «rispetto delle
leggi». Il giorno successivo il premier
indiano Manmohan Singh minaccia «seri
provvedimenti» e si dimette in India
l’avvocato difensore dei marò,
Haris Salve.
- 14 marzo 2013: la Corte Suprema indiana
ordina all’ambasciatore Mancini di «non
lasciare l’India». Interviene
Napolitano, che auspica una soluzione «amichevole
basata sul diritto internazionale»,
come indicato anche dal segretario generale
Onu Ban e dalla Ue. Tre giorni dopo la Corte
Suprema indiana decide quindi di non riconoscere
più l’immunità diplomatica
di Mancini. L’Italia reagisce accusando
l’India di «evidente violazione
della Convenzione di Vienna».
- 20 marzo 2013: la procura militare di Roma,
sentiti i marò, riferisce che i due
sono indagati per «violata consegna
aggravata», per accertare se siano state
violate le regole d’ingaggio nella vicenda
dei pescatori uccisi in India.
- 21 marzo 2013: è il giorno della
svolta. Palazzo Chigi annuncia: i due marò
tornano in India, precisando che in cambio
è stata ottenuta da Delhi assicurazione
scritta sul trattamento sulla tutela dei diritti
dei due militari. De Mistura precisa che l’India
ha garantito che non ci sarà la pena
di morte.
- 22 marzo 2013: Latorre e Girone arrivano
in India con De Mistura e si trasferiscono
all’ambasciata italiana a Delhi. Il
ministro degli esteri indiano, Salman Kurshid,
dichiara in parlamento: «Il loro processo
in India non rientra nei casi in cui è
prevista l’applicazione della pena di
morte».
- 25 marzo 2013: costituito a New Delhi il
tribunale «ad hoc» per giudicare
i due militari, che ha potere di imporre pene
solo fino a 7 anni di carcere. Latorre in
un’email scrive ai politici italiani:
«Unite le forze e risolvete questa tragedia».
- 26 marzo 2013: il ministro degli Esteri
Terzi annuncia in Parlamento le sue dimissioni,
perché «in disaccordo con la
decisione di rimandare i due marò in
India».
- 1 aprile 2013: dopo un lungo tira e molla
il governo di New Delhi decide di alla National
investigation agency delle nuove indagini
sulla base alla Sua act, legge antiterrorismo
che prevede la pena di morte.
- 11 novembre: durante le indagini vengono
ascoltati anche altri quattro marò
presenti sulla Enrica Lexie. C’è
una perizia della Marina secondo cui gli spari
arriverebbero dalle loro armi e non da quelle
di Latorre e Girone.
- 20 gennaio 2014: la Corte suprema dà
tempo all’amministrazione indiana fino
al 3 febbraio per risolvere il conflitto interno
sull’impiego della Sua act, che prevede
la pena di morte.
- 28 marzo 2014: una nuova svolta nel caso.
La Corte Suprema indiana accoglie il ricorso
presentato dai due fucilieri italiano contro
l’utilizzo della Nia, la polizia antiterrorismo.
I giudici hanno sospeso il processo a carico
dei marò presso il tribunale speciale.
-Venerdì 12 settembre 2014: i giudici
indiani danno il via libera al rientro di
massimiliano Latorre per quattro mesi in Italia
per problemi di salute. (Redazione)