Il
governo yemenita - appoggiato da Riad - annuncia
quindi il suo sostegno alla decisione di escludere
il Qatar dalla coalizione militare araba a
guida saudita che dal marzo 2015 interviene
a suo sostegno nella guerra contro i ribelli
sciiti Houthi. Il ministero degli Esteri
saudita, in un tweet, ha affermato che per
proteggere "la sicurezza nazionale dalle
minacce del terrorismo e dell'estremismo,
l'Arabia saudita ha deciso di tagliare le
relazioni diplomatiche e consolari con lo
Stato del Qatar".
GOVERNO TOBRUK - Anche
il ministro degli Esteri libico di Tobruk,
Mohamed al-Dairi, ha annunciato la rottura
delle relazioni diplomatiche tra le autorità
della Libia orientale e il Qatar: lo notizia
viene riportata dall'agenzia di stampa ufficiale
saudita Spa. In un comunicato, al-Dairi conferma
"la decisione di rompere le relazioni
con lo Stato del Qatar in solidarietà
con i fratelli del Regno dell'Arabia Saudita,
del Regno del Bahrain, degli Emirati Arabi
Uniti e della Repubblica araba d'Egitto".
MALDIVE - Anche le Maldive
annunciano l'interruzione delle relazioni
diplomatiche con il Qatar. "Le Maldive
hanno sempre seguito una politica di promozione
della pace e della stabilità in Medio
Oriente - si legge in una nota del ministero
degli Esteri -. Le Maldive ribadiscono l'impegno
a lavorare con i Paesi che promuovono la pace
e la stabilità e lavorano insieme nel
contrasto al terrorismo".
PAKISTAN - Il governo
di Islamabad prende le distanze dalla crisi
tra i Paesi del Golfo Persico: "Non ha
nell'immediato piani" per l'interruzione
delle relazioni diplomatiche con il Qatar,
ha assicurato il portavoce del ministero degli
Esteri pakistano, Nafees Zakaria. L'Arabia
Saudita è uno degli alleati chiave
del Pakistan. "Al momento non c'è
nulla riguardo la questione del Qatar, diffonderemo
una nota se ci saranno sviluppi", ha
precisato Zakaria, citato dalla tv locale
Geo.
RELAZIONI DIPLOMATICHE
- Il Bahrain conferma inoltre il ritiro dello
staff diplomatico da Doha e concede 48 ore
di tempo ai diplomatici del Qatar per lasciare
il Bahrain. Come indicato in una nota riportata
dall'agenzia di stampa ufficiale Bna, è
confermata anche la "chiusura entro 24
ore" dello spazio aereo e dei porti per
il traffico aereo e le navi da e per il Qatar.
Manama vieta i viaggi in Qatar, mentre ai
cittadini del Qatar vengono concessi 14 giorni
per lasciare il Bahrain.
COALIZIONE MILITARE
- E la coalizione militare araba a guida saudita
che interviene in Yemen ha annunciato l'esclusione
del Qatar dall'alleanza. La notizia viene
riportata dall'agenzia di stampa ufficiale
saudita Spa. Tra le ragioni indicate ci sono
le accuse di sostegno ad al-Qaeda e Is.
LA REAZIONE - Il ministero
degli Esteri del Qatar critica Arabia Saudita,
Bahrain, Egitto ed Emirati Arabi Uniti: per
il ministero degli Esteri di Doha - come riporta
la tv satellitare al-Jazeera - si tratta di
"misure ingiustificate", che "si
basano su rivendicazioni e accuse prive di
fondamento".
IRAN CRITICO
- Per Hamid Aboutalebi, consigliere del presidente
iraniano Hassan Rohani, "rompere i rapporti
diplomatici e chiudere i confini" non
è "un modo per risolvere le crisi"
che attraversano il Medio Oriente. "Aggressione
e occupazione portano solo a instabilità",
ha aggiunto Aboutalebi in una serie di tweet
in cui fa riferimento all'intervento della
coalizione araba a guida saudita in Yemen.
Teheran è accusata di sostenere i ribelli
sciiti Houthi che dal settembre 2014 occupano
la capitale yemenita Sana'a.
Cosa
c'è dietro la crisi araba nel golfo
-
Nei giorni e nelle ore immediatamente precedenti
all'annuncio con cui Arabia Saudita, Bahrein,
Egitto e gli Emirati Arabi Uniti hanno reso
noto il taglio delle relazioni con il Qatar,
accusato di finanziare il terrorismo, sono
state infatti pubblicate mail rubate all'ambasciatore
a Washington degli Emirati, Yousef al Otaiba,
considerato l'uomo che ha cementato la forte
alleanza tra Washington e gli Eau nella lotta
allo Stato Islamico.
Le mail sono state inviate
a testate come 'Daily Beast' e 'Huffington
Post Usa' da un gruppo hacker che si è
presentato come "GlobalLeaks" e
che ha dichiarato l'intento di dimostrare
come "piccoli Paesi molto ricchi o società
usano lobbisti per danneggiare gli interessi
americani e quelli dei loro alleati".
I documenti pubblicati
nei giorni scorsi, con l'ultimi gruppo di
mail diffuso proprio ieri, sono principalmente
messaggi di Otaiba con interlocutori americani
o basati a Washington con cui spinge affinché
gli Stati Uniti prendano le distanze politiche
dal Qatar. Interpellata dal 'Daily Beast',
l'ambasciata del Qatar a Washington ha confermato
che l'indirizzo mail che appare nei messaggi
è del capo delegazione, che si muove
con grande abilità nei circoli della
capitale americana, tanto da essere soprannominato
"the most charming man in Washington".
Nell'ultimo gruppo di
documenti pubblicati, scrive l''Huffington
Post Usa', vi sono mail tra Otaiba e funzionari
dell'ex amministrazione democratica, analisti
dell'Atlantic Council, think tank che riceve
finanziamenti emiratini. Ma anche con Elliott
Abrams, diplomatico rimasto coinvolto e condannato
per lo scandalo Iran-Contra, poi graziato
dal presidente Bush padre e diventato un consigliere
influente di Bush figlio. Vicino ad alcuni
esponenti dell'amministrazione, Abrams era
apparso anche tra i candidati all'incarico
di vice segretario di Stato.
Nei giorni scorsi erano
già state pubblicate le prime mail
private di Otaiba, anche all'ex ministro della
Difesa delll'amministrazione Obama, Robert
Gates, in cui veniva espresso il desiderio
che gli Stati Uniti chiudessero la loro base
militare in Qatar e criticassero pubblicamente
la politica qatarina. Tra le mail pubblicate
dall''HuffPost' - che afferma di aver confermato
l'autenticità di almeno 6 messaggi
- una del febbraio 2015 in cui Otaiba inoltrava
ad Abrams un post dell'Atlantic Council in
cui si suggeriva che il Qatar stesse intervenendo
in Egitto a sostegno dei Fratelli Musulmani
con l'obiettivo di destabilizzare il governo.
Abrams ha confermato
di essere amico da anni dell'ambasciatore
emiratino e di scambiare con lui mail regolarmente
e che "la politica estera del Qatar è
oggetto di molte di queste mail, ma dopo 15
anni non abbiamo visto molti cambiamenti nella
politica".
Un'altra delle mail
confermata come autentica risale al luglio
2015, quando un analista dell'Atlantic Council
raccomandava all'ambasciatore di vedere un
documentario sulla bufera per lo scandalo
di corruzione che aveva investito la Fifa.
"Fifa e Qatar insieme sono il simbolo
della corruzione", rispose Otaiba riferendosi
al fatto che il Paese ospiterà i mondiali
di calcio nel 2022.
Anche l'analista del
think tank Bilal Saab ha ammesso di avere
rapporti regolari con il diplomatico, ma si
è difeso affermando di averli anche
con quelli del Qatar e di aver criticato la
campagna per far crescere lo scetticismo nei
confronti del Qatar negli Stati Uniti avviata
dagli Emirati.
Nei messaggi di accompagnamento
alle mail, la fonte ha negato ogni relazione
con il Qatar, sostenendo invece di essere
un sostenitore del presidente Trump per la
sua dichiarata politica di mettere gli interessi
americani al primo posto. L'intento - ha affermato
ancora l'hacker che a volte scrive al plurale,
suggerendo che vi sia gruppo di persone dietro
il leak - è di dimostrare come gli
Emirati hanno cercato di "manipolare
i nostri media".
I leak, e il clamoroso
strappo diplomatico nel Golfo Persico, sono
arrivati infatti dopo settimane di guerra
mediatica culminata alla fine di maggio, proprio
nei giorni immediatamente successivi alla
visita di Trump a Riad, con la decisione di
Arabia Saudita ed Emirati di bloccare i siti
del Qatar, compresi quello di 'al Jazeera'.
Una mossa in risposta alle dichiarazioni pubblicate
dall'agenzia di stampa statale, nelle quali
l'emiro qatarino criticava Donald Trump, descriveva
l'Iran come una forza di destabilizzazione
e minacciava di ritirare gli ambasciatori.
Lanci che sono stati
denunciati come fake news dal Qatar che ha
subito denunciato un attacco hacker e avviato
un'inchiesta per colpire i responsabili. Lo
scontro è apparso subito come la punta
dell'iceberg delle pressioni a cui è
sottoposta l'amministrazione Trump per la
revisione della sua alleanza con il Qatar
alla luce del suo sostegno ad Hamas e ai Fratelli
musulmani.