Secondo la Suprema corte: “Il giudice
deve verificare e motivare se lo stato di
detenzione carceraria possa comportare una
sofferenza e un’afflizione di tale intensità
da andare oltre la legittima esecuzione di
una pena”. Attualmente, infatti,
la situazione neurologica di Riina è
altamente compromessa: il boss ultraottantenne
è afflitto da una duplice neoplasia
renale che gli impedisce di stare seduto e
che lo espone a una grave cardiopatia e a
eventi cardiovascolari infausti e non prevedibili.
Intanto monta
la rabbia dei familiari delle vittime di mafia:
Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione
familiari delle vittime della strage di via
dei Georgofili a Firenze, si dice “basita”
e annuncia proteste. "Dopo terribili
stragi e tanto sangue, il più feroce
capo di Cosa Nostra è stato assicurato
alla giustizia e condannato all’ergastolo
anche se vecchio e malato, la risposta dello
Stato non può essere la sospensione
della pena”.
"Riina
è perfettamente lucido e orientato
nel contesto. Abbiamo depositato in segreteria
la relazione di servizio di un agente penitenziario
su alcune esternazioni in carcere del boss.
In concomitanza dell' udienza del 30 marzo
scorso del processo sulla trattativa Stato-mafia
Riina ha parlato dei rapporti tra Ciancimino
e Licio Gelli, dei suoi rapporti con Provenzano
e della morte dell'ex vice del Dap Francesco
Di Maggio". Lo ha detto all'udienza
del dibattimento sulla trattativa Stato mafia
il pm Nino Di Matteo. Il
pm Nino Di Matteo ha chiesto alla corte che
celebra il processo di sentire l'agente che
ha ascoltato le parole di Riina. Il pm ha
anche chiesto un confronto tra gli ex ministri
Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti e Giuliano
Amato. Riina al processo in barella Stato-mafia:
Riina assiste da Parma a processo a Palermo
Boss in barella collegato in video conferenza.
La
delegazione della Commissione Antimafia si
è recata ieri anche presso il carcere
di Parma, per un sopralluogo nella cella in
cui Riina è stato fino al gennaio 2016
e dove potrebbe rientrare nel caso in cui
il suo stato di salute dovesse consentirlo.
"Si è notato che, nonostante
le ristrette dimensioni della cella assegnatagli,
del resto corrispondenti a quelle inserite
nelle sezioni dedicate al regime dell'art.
41-bis op, vi era già comunque la presenza
di un letto di degenza, seppure con sistema
manuale di vecchia tipologia - ha spiegato
Bindi - che, come detto dal direttore
del carcere, venne fornito al detenuto sin
dal momento in cui ne fu imposta la prescrizione,
da oltre un anno. Inoltre, il direttore ha
aggiunto che è già stato realizzato
il progetto, di cui la Commissione ha visionato
copia, per ampliare la stanza - in modo sia
di installare un letto ospedaliero più
moderno, sia di creare un bagno accessibile
con la sedia a rotelle, sia di consentire
al personale della ASL di somministrare con
maggiore facilità i trattamenti riabilitativi
- e che i lavori avranno inizio oggi e richiederanno
pochi giorni lavorativi".