Immediatamente
dopo l’armistizio reso noto l’8
settembre 1943 - scrive il presidente nazionale
del Comitato 10 Febbraio, Silvano Olmi - i
partigiani comunisti slavi iniziarono a sequestrare,
torturare e gettare ancora vivi nelle foibe
cittadini italiani inermi come anziani, donne,
bambini, disabili ... alla stregua dei criminali
nazisti. Un crimine terribile, quello degli
infoibamenti, che venne ripetuto sistematicamente
a partire dal maggio 1945 e al quale fece
seguito il dramma dell’esodo di 350mila
italiani, costretti ad abbandonare le loro
case e a essere Esuli in Patria. Naturalmente
per più di mezzo secolo il Belpaese
"ha fatto finto" che niente fosse
avvenuto, fino al 2004 quando il Parlamento
di Roma ha istituito "il giorno del ricordo"
celebrato il 10 febbraio di ogni anno.
La
tragica pratica venne utilizzata dalle truppe
titine sul Carso triestino durante i 40 giorni
di occupazione delle citta' di Trieste e Gorizia
per disfarsi così degli oppositori
anticomunisti e dei patrioti italiani.
Per "massacri delle foibe" o, più
comunemente, foibe si intendono gli eccidi
perpetrati ai danni di migliaia di cittadini
italiani per motivi etnici e politici alla
fine e durante la seconda guerra mondiale
in Venezia Giulia e Dalmazia. Tali eccidi
furono per lo più compiuti dall'Armata
popolare di liberazione della Iugoslavia.
Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente
cittadini italiani di etnia italiana e in
misura minore e con diverse motivazioni, anche
cittadini italiani di nazionalità slovena
e croata.
I
primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri,
poliziotti e guardie di finanza, nonché
i pochi militari che non erano riusciti a
scappare per tempo (in mancanza di questi,
si prendevano le mogli, i figli o i genitori).
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente
crudele. I condannati venivano legati l’un
l’altro con un lungo fil di ferro stretto
ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe.
Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche
di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto
i primi tre o quattro della catena, i quali,
precipitando nell’abisso, morti o gravemente
feriti, trascinavano con sé gli altri
sventurati, condannati così a sopravvivere
per giorni sui fondali delle voragini, sui
cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze
inimmaginabili.
L'emblema
dello sterminio è sicuramente la foiba
di Basovizza, alle porte di Trieste.
Si tratta, in questo caso, non di una cavità
naturale ma del pozzo di una miniera di carbone
che, scavata nella roccia agli inizi del '900,
venne successivamente abbandonata. Profonda
inizialmente 256 metri, si scavò poi
fino alla quota di -700 metri. Ma nel 1939
alcune prospezioni geologiche rivelarono che,
a causa del cedimento della cava, il fondo
si era nuovamente alzato fino a -226 metri.
E dentro quella fenditura profondissima trovarono
la morte non meno di 2.500 persone nei soli
45 giorni dal 1° maggio al 15 giugno 1945;
alla fine dell'anno il livello del fondo si
era alzato a 198 metri: 500 metri cubi di
cadaveri, successivamente ricoperti di munizioni
e di detriti.
Il fenomeno
“foibe” è riferito fondamentalmente
a due eventi distinti, con dinamiche e modalità
diverse: il primo è successivo alla
dissoluzione dell’autorità italiana
con l’armistizio dell’8 settembre
’43 e riguardò principalmente
l’Istria, il secondo è conseguenza
della presa di potere da parte dei partigiani
e dell’Esercito Popolare Jugoslavo nel
maggio del ’45. Le uccisioni avvenivano
in maniera spaventosamente crudele. I condannati
venivano legati l’un l’altro con
un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e
schierati sugli argini delle foibe. Quindi
si apriva il fuoco trapassando, a raffiche
di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto
i primi tre o quattro della catena, i quali,
precipitando nell’abisso, morti o gravemente
feriti, trascinavano con sé gli altri
sventurati, condannati così a sopravvivere
per giorni sui fondali delle voragini, sui
cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze
inimmaginabili.
L'esodo
- Si calcola che circa 350 mila persone abbiano
lasciato le coste istriane e dalmate per riparare
chi in Italia chi all'estero - comincio' subito
dopo la fine della guerra mondiale, ma ebbe
il suo epilogo quando fu chiaro che l'ex zona
B del territorio libero di Trieste sarebbe
passato sotto il controllo jugoslavo.