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Redazione
Foibe: la Shoah degli italiani. Le belve comuniste di Tito massacrarono gli italiani che scappavano
Le celebrazioni del "Giorno del ricordo": 15mila inermi furono trucidati dai comunisti slavi

ROMA (Italy) - Esodo dalle terre istrane e dalmate e foibe sono stati i drammi che hanno contraddistinto le vicende storiche e umane negli anni dal 1943 al 1954 al confine Orientale d'Italia, che ancora sanguina. Furono infatti 350mila gli italiani abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia che dovettero scappare ed abbandonare la loro terra, case, lavoro, amici e affetti, perchè perseguitati dalle bande armate comuniste jugoslave. Non andò meglio, invece, ai più di 15mila tra anziani, donne, bambini e inermi che furono gettati vivi nelle cavità carsiche profonde centinaia di metri dette "foibe". Naturalmente per più di mezzo secolo il Belpaese "ha fatto finto" che nulla fosse avvenuto, fino al 2004 quando il Parlamento di Roma ha istituito "il giorno del ricordo" celebrato il 10 febbraio di ogni anno.

Immediatamente dopo l’armistizio reso noto l’8 settembre 1943 - scrive il presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio, Silvano Olmi - i partigiani comunisti slavi iniziarono a sequestrare, torturare e gettare ancora vivi nelle foibe cittadini italiani inermi come anziani, donne, bambini, disabili ... alla stregua dei criminali nazisti. Un crimine terribile, quello degli infoibamenti, che venne ripetuto sistematicamente a partire dal maggio 1945 e al quale fece seguito il dramma dell’esodo di 350mila italiani, costretti ad abbandonare le loro case e a essere Esuli in Patria. Naturalmente per più di mezzo secolo il Belpaese "ha fatto finto" che niente fosse avvenuto, fino al 2004 quando il Parlamento di Roma ha istituito "il giorno del ricordo" celebrato il 10 febbraio di ogni anno.

La tragica pratica venne utilizzata dalle truppe titine sul Carso triestino durante i 40 giorni di occupazione delle citta' di Trieste e Gorizia per disfarsi così degli oppositori anticomunisti e dei patrioti italiani. Per "massacri delle foibe" o, più comunemente, foibe si intendono gli eccidi perpetrati ai danni di migliaia di cittadini italiani per motivi etnici e politici alla fine e durante la seconda guerra mondiale in Venezia Giulia e Dalmazia. Tali eccidi furono per lo più compiuti dall'Armata popolare di liberazione della Iugoslavia. Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente cittadini italiani di etnia italiana e in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di nazionalità slovena e croata.

I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.

L'emblema dello sterminio è sicuramente la foiba di Basovizza, alle porte di Trieste. Si tratta, in questo caso, non di una cavità naturale ma del pozzo di una miniera di carbone che, scavata nella roccia agli inizi del '900, venne successivamente abbandonata. Profonda inizialmente 256 metri, si scavò poi fino alla quota di -700 metri. Ma nel 1939 alcune prospezioni geologiche rivelarono che, a causa del cedimento della cava, il fondo si era nuovamente alzato fino a -226 metri. E dentro quella fenditura profondissima trovarono la morte non meno di 2.500 persone nei soli 45 giorni dal 1° maggio al 15 giugno 1945; alla fine dell'anno il livello del fondo si era alzato a 198 metri: 500 metri cubi di cadaveri, successivamente ricoperti di munizioni e di detriti.

Il fenomeno “foibe” è riferito fondamentalmente a due eventi distinti, con dinamiche e modalità diverse: il primo è successivo alla dissoluzione dell’autorità italiana con l’armistizio dell’8 settembre ’43 e riguardò principalmente l’Istria, il secondo è conseguenza della presa di potere da parte dei partigiani e dell’Esercito Popolare Jugoslavo nel maggio del ’45. Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.

L'esodo - Si calcola che circa 350 mila persone abbiano lasciato le coste istriane e dalmate per riparare chi in Italia chi all'estero - comincio' subito dopo la fine della guerra mondiale, ma ebbe il suo epilogo quando fu chiaro che l'ex zona B del territorio libero di Trieste sarebbe passato sotto il controllo jugoslavo.


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